PESCARZO

L'antico borgo montano

PESCARZO

L'antico borgo montano

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SOTTO L'OMBRA DI IMPONENTI MONTAGNE

Pescarzo

Pescarzo è un borgo piccolo e incantevole, protetto dalle imponenti pareti rocciose della Concarena e da ripidi pendii organizzati con terrazzi e muri a secco e adattati alle coltivazioni agricole. La sua origine è sicuramente medievale anche se apparentemente risulta difficile trovare prove di questa affermazione. La parrocchiale e la piccola chiesa di San Rocco, affacciata su una caratteristica piazzetta, non sono antichissime e le date sui portali delle case non vanno oltre il XVIII secolo ma, un’analisi più accurata può riservare interessanti sorprese. Nel 1987 nell’ambito di un progetto pilota di restauro conservativo per la valorizzazione del centro storico del paese, si è proceduto con una rivoluzionaria tecnica di rilevamento stratigrafico. Mediante un’accurata analisi dei leganti e dei materiali, si è infatti riusciti a stabilire che molte delle pietre angolari adoperate per la costruzione delle case derivano nientemeno che da un vecchio castello longobardo. La storia di questo piccolo centro si è dunque intrecciata con quella di un popolo misterioso e affascinante, che ha lasciato numerose tracce in Valcamonica. Appartenevano ai longobardi, infatti, alcuni strani resti di costruzioni alla Tor dei Pagà, in alta valle, a 2200 metri di quota, e a loro va attribuita la costruzione del castello di Cimbergo; di loro derivazione infine, sono senza dubbio anche molti termini del dialetto locale. 

SOTTO L'OMBRA DI IMPONENTI MONTAGNE

Pescarzo

Pescarzo è un borgo piccolo e incantevole, protetto dalle imponenti pareti rocciose della Concarena e da ripidi pendii organizzati con terrazzi e muri a secco e adattati alle coltivazioni agricole. La sua origine è sicuramente medievale anche se apparentemente risulta difficile trovare prove di questa affermazione. La parrocchiale e la piccola chiesa di San Rocco, affacciata su una caratteristica piazzetta, non sono antichissime e le date sui portali delle case non vanno oltre il XVIII secolo ma, un’analisi più accurata può riservare interessanti sorprese. Nel 1987 nell’ambito di un progetto pilota di restauro conservativo per la valorizzazione del centro storico del paese, si è proceduto con una rivoluzionaria tecnica di rilevamento stratigrafico. Mediante un’accurata analisi dei leganti e dei materiali, si è infatti riusciti a stabilire che molte delle pietre angolari adoperate per la costruzione delle case derivano nientemeno che da un vecchio castello longobardo. La storia di questo piccolo centro si è dunque intrecciata con quella di un popolo misterioso e affascinante, che ha lasciato numerose tracce in Valcamonica. Appartenevano ai longobardi, infatti, alcuni strani resti di costruzioni alla Tor dei Pagà, in alta valle, a 2200 metri di quota, e a loro va attribuita la costruzione del castello di Cimbergo; di loro derivazione infine, sono senza dubbio anche molti termini del dialetto locale. 

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Il paese appare all’improvviso dopo tre chilometri di strada tortuosa: un gruppo di case strette attorno alla secentesca parrocchiale dedicata ai santi Vito e Modesto, a margine di un piccolo altopiano coltivato a orti e frumento. Antiche fontane decorano le piccole piazze del paese, mentre archi di pietra sovrastano le vie unendo i muri del borgo che, in un gioco di forze e controforze, si sostengono a vicenda. Alzando lo sguardo appaiono i caratteristici balconi di legno, spesso avvolti dalla vite, sui quali tempo addietro si facevano seccare le castagne per ottenere l’ottima farina per lo skelt, e dove anche oggi, mazzi di pannocchie sono appesi a essiccare. 

Completano l’opera le singolari solette di graticcio e i tetti, perlomeno quelli rimasti ancora inalterati, coperti dalle caratteristiche piòde d’ardesia grigia. Questo materiale era estratto da alcune cave poste nelle vicinanze del paese della cui presenza narrava, già nel 1820, lo storico bergamasco Maironi da Ponte: “Nelle montagne di questo villaggio trovasi un copioso filone di ardesia perfettissima, la quale in valle si usa molto per tegole sulle case”. Per avere qualche altra nota storica che riguardi il paese bisogna ricorrere a Bortolo Rizzi (Illustrazione della Valcamonica, 1870) “Pescarzo di Cemmo è situato sul pendio del monte, alla destra dell’Oglio, in territorio, che produce frumento, segale e fieno; possiede anche pascoli e boschi, ed i suoi abitanti sono agricoli e pastori”. 

L’architettura di quest’antico borgo è incantevole. Un vero e proprio labirinto di vie e viuzze sulle quali si aprono caratteristiche volte a botte estese che danno sulle stalle e sui cortili interni, dove un tempo venivano svolte le più disparate attività contadine. Le costruzioni si adattano alla natura del luogo e al profilo del terreno, modellandosi armoniosamente. La piazzetta dove sorge l’oratorio di San Rocco, con il bel campanile in pietra a vista, è il centro geometrico del paese. Da qui si diramano le vie principali, irradiandosi verso la parte alta dell’abitato a congiungersi con le numerose mulattiere che portano ai boschi e ai coltivi sovrastanti, ma anche verso il basso, alla nuova strada intercomunale e all’antica e ripidissima strada di Pedena, per secoli unico collegamento con il fondovalle. Solitaria via di fuga da un isolamento millenario. 

Paolo Turetti

Foto di Alberto Marretta